domenica 16 settembre 2018

La Cupola "abbandonata" del Bini - il nido d'amore di Monica Vitti e Michelangelo Antonioni





Un paesaggio lunare totalmente immerso nella natura selvaggia e impervia della Sardegna di Costa Paradiso ed ecco il colpo d’occhio offerto dalla Cupola ormai conosciuta come La cupola del Bini; una straordinaria, inaspettata e  futuristica costruzione che fu appunto  progettata dall’architetto Dante Bini nel 1969, su commissione del  regista Michelangelo Antonioni che commissionò a Bini, vera e propria archistar dalle intuizioni visionarie e geniali di quegli anni, una villa che fosse omaggio e nido d’amore per lui e per la sua compagna, l’attrice Monica Vitti.


La Cupola è una costruzione che nel suo insieme riesce perfettamente ad unite  la visione di un genio dell'architettura che si fece perfetto interprete del fermento del degni degli anni sessanta alla concezione ideale di Antonioni che, come cifra stilistica della sua opera, preferì da sempre all'esplorazione degli spazi reali la misurazione degli spazi interiori.

Sono piuttosto frequenti, nella costa nord della Sardegna, esempi di architettura che sembra quasi a scomparire a pieno nel paesaggio, in una continua tensione mimetica di rispetto per la natura che è di per sé già una straordinaria cornice e un capolavoro di rocce e verde che affacciano su un mare cristallino; la Cupola di Antonioni, riesce a non turbare la ruvida natura circostante senza mimetizzarsi; la forma e la sua dimensione non vuole mimetizzarsi nello spazio circostante: la sua bellezza sta proprio in quel carattere di rottura paesaggistica  del contesto, nell’astrattezza dei suoi volumi, che ribaltano la visuale percepita; co una visione aerea della zona, la Cupola diventa un pianeta nel pianete, somiglia ad una stazione di astronauti ad un osservatorio stellate e la vegetazione in cui è immersa si trasforma in un intero universo.


Dante Bini realizzò due cupole: la prima era un vero e proprio rifugio d’amore, e poco distante, una cupola più piccola, commissionata dal pittore Sergio Vacchi, maestro dell’Informale ed una delle voci più significative del ‘900.
Le peculiarità architettoniche di queste due ville non si fermano alle loro caratteristiche esteriori ed estetiche, fu totalmente innovativa anche la tecnica di realizzazione, la cosiddetta Binishells una tecnica costruttiva tramite la quale è stato possibile costruire le Cupole con un’unica gettata di cemento gonfiata e sollevata dalla pressione dell’aria al suo interno; una volta gonfiata e una volta che che il cemento è solidificato, si possono bucare le pareti, ritagliando le aperture desiderate.

Alla rottura tra i due artisti del cinema, La Cupola è rimasta per svariati anni il rifugio dello schivo regista, sinché un giorno anche lui la lasciò. Ad oggi, la villa è in stato d’abbandono ed ha assunto un aspetto ancora più alieno ed affascinante che sembra voler ancora raccontare con nostalgia di quell’amore.

La piccola Cupola, invece, dopo la perfetta restaurazione, ad opera dei nuovi proprietari, è tornata ad emanare il suo incredibile fascino,diventando una villa-icona ed un incredibile monumento futuristico.



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