“Mi preme puntualizzare”, scriveva l’artista nel 1972, “che per me la scelta dei materiali costituisce già parte dell’idea: e i materiali (il ferro, il mattone, il cemento) m’impongono l’uso di certe tecniche rigorosamente proprie”.
Così scriveva Giuseppe uncini architetto, progettista e scultore italiano che ha percorso tutto il novecento italiano con le sue opere forse poco conosciute (trovate ogni informazione nel link qui ) ma sicuramente da riportare all'attenzione del grande pubblico per la loro unicità e per il valore del percorso artistico di questo artista. C’è una parola, “costruire” che ricorre spesso nella storiografia dell’opera di Uncini, un termine che descrive con precisione l’adozione di una pratica che appartiene all’edilizia e all’architettura contemporanea, ma che Uncini piega alle proprie esigenze artistiche e provandola totalmente del suo aspetto funzionale.
Analizzare con occhi moderni tutta l'evoluzione dell'opera di Giuseppe Uncini significa senza dubbio metterne in luce la coerenza formale e la compattezza concettuale. La sua ricerca è stata, attraverso ogni ciclo di lavori, passaggio dopo passaggio, dagli esordi in ambito informale fino alle ultime opere le "Architetture" e agli "Artifici", una storia di progressive intuizioni, di precisazioni stilistiche, di quasi ossessive insistenze intorno ad un modo di intendere la questione della forma, che non lascia spazio a dubbi circa la qualità e l’unicità della sua visione artistica. Non solo Giuseppe Uncini ha artisticamente prodotto molto, ma ha anche progettato e scritto numerosi testi, perché per l'architetto, spiegare le sue opere e disquisire del suo processo evolutivo di artista faceva parte integrante del suo lavoro, la sua bibliografia, per chi fosse interessato, è ampia e ben dettagliata di immagini e testi.
E' con il Primo Cementarmato del ’58-‘59, che Uncini da il via alla sua vera e propria opera artistico/ architettonica, una lastra di cemento attraversata da una rete metallica che fuoriesce, non lascia spazio ad alcuna allusione esistenziale: è un oggetto nudo ed essenziale come il successivo Cementarmato e lamiera, che accosta i due materiali con un semplice sistema di ganci. Da questo momento in avanti, Uncini inizia a sperimentare una sua precisa linea artistica elementare ma efficacissima, i cui materiali fondamentali sono la lamiera, il cemento e i tondini di ferro, ma anche i segni delle venature lasciati sulla pasta cementizia dalla formatura in casse di legno. "Tutti i Cementarmati, fino al 1963, mostrano un linguaggio scultorio secco, asciutto, disadorno e compatto, che non lascia spazio a equivoci e chiarisce i motivi per cui Uncini sia stato spesso considerato come una sorta di precursore del Minimalismo e dell’Arte Povera". Rendendo l'oggetto del cantiere un'opera d'arte, ossia dividendo il procedimento dell’edificazione, che prevede l’assolvimento di funzioni precise dal processo della costruzione Uncini scorpora il cemento dalla sua destinazione finale, lo rende un materiale autonomo, non più vincolato alla presenza di un edificio. Ed è questo un passaggio fondamentale per comprendere tutto ciò che verrà dopo e per assimilare l’idea dietro l’intera ricerca ed opera di Uncini, cioè di rendere evidente e visibile il rapporto tra l’uomo e il mondo attraverso una delle sue attività primordiali, quella del “costruire”. Per tutto il resto della sua lunga e produttiva carriera artistica ed architettonica Uncini sperimenterà sempre l'intreccio fra costruzione architettonica, materiali ed opera d'arte, realizzando installazioni con mattoni, legno e tutto quello che ogni architetto o ingegnere vede quotidianamente nel cantiere. Uncini riuscì nell'intento di mostrare l'arte nascosta nelle forme e nei risultati degli oggetti d'uso comuni dell'architettura.
Giuseppe Uncini, Spazi di Ferro N.114, cemento e ferro, cm 84x54x20
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